“Sail on silver girl sail on by...” Bridge over Troubled Water, Simon & Garfunkel
Così quella sera Angela era corsa in camera piangendo. Così si era buttata su letto, la testa premuta forte forte sul cuscino. Forte ad asciugare i lacrimoni.
Solo perchè papà aveva detto quelle asprezze. Solo questo, solo. Sei grande, ormai. Ecco qui, la fregatura é quando ti dicono così. E sei grande, ecco, allora dici le parole aspre, sbuffiamo del niente, e la mamma, "papà ha ragione", la mamma, insomma.
Il cuscino era zuppo. Angela durava fatica nel tentare di riordinare i propri pensieri. Ma voleva farlo.
Pensare mi piace. Pensare di mio, non ripetere, ricordare frasi d'altri o della tv. Pensare mi rassicura. Mi rassicura trovare un pensiero, trovarlo e renderlo solido con pensieri tutti intorno a sostenerlo e illustrarlo.
A volergli bene come un gruppo di amici.
Infatti il pianto già le si calmava. Allora si alzò e andò allo specchio. Le lacrime le rigavano la faccia, in mille rivolini che finivano in bocca, sulla lingua, che sapevano di salato. Lo diceva la mamma, "sei meno bella quando piangi, non piangere". Però a volte si ha tanta voglia, di piangere. Perchè, nemmeno si sa.
Quante cose non si sanno, pensava Angela. Da piccola non lo sapeva, non si rendeva conto, delle cose che non si sapevano. Il suo mondo era intero, le sembrava che tutto quello che le serviva fosse lì, tranne che in quei pochi momenti che le sembrava di essere da sola, e allora aveva paura.
Poi era un pò cresciuta, e che tante cose non si sanno, non si capiscono subito bene, le era diventato evidente. Pero' sotto sotto rimaneva la convinzione che i grandi le sapessero, queste cose.
Adesso, forse nè piccola nè grande, si rendeva conto che certe cose non le sanno neppure i grandi. E il mondo le era diventato ai suoi occhi diverso, piu' bello tante volte di come lo vedeva da bambina, ma anche più strano, più complesso. L'avrebbe detto da piccola che talvolta neanche i grandi ci si raccapezzassero?
No, certamente no, pensava mentre si raccoglieva i capelli dietro la nuca, un occhio allo specchio della cameretta, per vedere se si era un pò rimessa a posto. Ormai era chiaro, ormai l’aveva compreso: i grandi non tengono tra le mani un filo chiaro del fluire delle cose, anche loro fanno talvolta le cose dei piccoli, si sbagliano, cambiano idea, tornano indietro, e forse chissà fanno anche i capricci.
Però quando guardano me sembra tutto definito, chiaro, molto ben delineato, anche troppo - rifletteva Angela. Devi studiare, andare a scuola, gli orari sono questi, ecco, torna a quest'ora, esci a quest’altra. Però un pò mi prendono in giro, l’ho capito che non è così chiaro come mi dicono, che c’è dell’altro. O che manca qualcosa, invece. Anche i libri che studiavano a scuola, sempre un po' noiosi, un pò lontani dalla vita reale, a volte però... però.... la prendevano di contropiede. Leopardi non si era proprio abituato, alla vita dei grandi, mi pare. E forse Pavese anche no, anche se non lo capisco molto.
Insomma riservavano delle sorprese, questi libri, magari a leggerli un po' fuori dal modo solito, senza tutto l’apparato di commenti a piè di pagina, che ti dà l’impressione di riinquadrare tutto in uno schema. La cosa buffa è che ogni tanto ritrovava delle somiglianze con i testi di alcune canzoni. ...pero' quelli di matematica no, decisamente non le pareva facessero altrettanto.