E niente mai perduto va, al centro tornerà” (Angelo Branduardi, Rifluisce il fiume)
La sorpresi nel salotto, seduta sul divano, lo sguardo fisso, ma profondo, sulla ampia vetrata che dava sulla spiaggia. Il sole ormai arrossava l'acqua di un inquieto riverbero, e l'aria era frizzante. Scolpiva quell'aria - fresca dopo l'afa della giornata estiva - sbalzava ogni momento, ogni gesto come in un altorilievo della memoria. Cosi' ora sorprendo la sequenza dei miei gesti e dei suoi, delle sue parole come fissata su un nastro. Il suo volto era bello. Attraverso lei, mi accorsi, respirava il mare, la spiaggia rossa. La calma sostanziale delle cose.
Aveva un libro posato in grembo. Non mi parlo' subito, ma attese. Anch'io, attesi. Poi volto' il viso lentamente. Volevo uscire dalla stanza, tutto era quieto, armonico, non volevo portare il mio disordine, desideravo allontanare la mia irruente impazienza. L'insoddisfazione di me per me stesso strideva con l'armonia del resto.
Rispettare l'ordine naturale delle cose, limpido e profondo. Parlo' e le sue parole vibravano per la quieta aria estiva, e la piana femminea sua voce arrampicava senza sforzo apparente per il pulviscolo sbalzato a vivo tratto in una stria dalla finestra - avvampata di sole - al divano ove tante volte avevamo parlato, parlato e sorriso.
“Sai, leggevo una poesia...”
“Si'? Quale.”
“Una poesia. Una.”
Si alzo' e lentamente si porto' alla finestra. Riprese a parlare osservando la scia vermiglia che brillava sul mare.
**“**Sai, e' tutto questo cosi'... vero.... piu' vero ma sempre sempre nascosto. Anche quando fa male, quando pur mi fa male, e' sempre meglio che nascosto. Amore mio!”
Mi guardo' teneramente, e rimasi commosso. Tutto accadeva ed era bello. Bello come accadeva.
“Di'. Dimmi.”
“Non voglio morire.... Cioe' essere morta. Voglio morire, ma soltanto quando muoio. Non essere morta mentre vivo. Capisci, tutto manca di... una parola vera, come un quadro senza colore. No, non manca” continuo' stringendo gli occhi verso il mare, ”lo facciamo mancare.”